«Ha una bravura e una grazia speciale nel troncare i suoi racconti, che veramente non finiscono mai di raccontare»: questo giudizio di Antonio Baldini ci aiuta a illuminare il percorso novellistico di Maria Messina. Una scrittrice che esordisce facendo propria in tutta la sua profondità la lezione di Verga , per poi aprire la delicata trama del suo narrare a un’incompiutezza pienamente novecentesca. Dopo aver seguito un modello fedele al tracciato del “maestro”, ella approda a una modalità di racconto in cui alla maggiore fragilità dell’intreccio si accompagna una più acuta analisi della psicologia dei personaggi femminili. Tuttavia, anche nel momento in cui, per ambientazioni e storie prescelte, la sua narrativa sembra allontanarsi dalla stella polare verghiana, il richiamo dei nuclei primari e delle immagini fondanti di quel mondo è pronto a riaffiorare. Di questo dialogo fatto di consensi e dissensi, all’insegna di una visione dell’esistenza come transito, dove il tempo segna parole e corpi di vinti “vecchi” e “nuovi”, danno prova i testi qui raccolti, comprendenti la novellistica “maggiore” della Messina, da Pettini-fini ed altre novelle fino all’ultima silloge Personcine , con un’appendice di racconti mai apparsi in volume.
«Ha una bravura e una grazia speciale nel troncare i suoi racconti, che veramente non finiscono mai di raccontare»: questo giudizio di Antonio Baldini ci aiuta a illuminare il percorso novellistico di Maria Messina. Una scrittrice che esordisce facendo propria in tutta la sua profondità la lezione di Verga , per poi aprire la delicata trama del suo narrare a un’incompiutezza pienamente novecentesca. Dopo aver seguito un modello fedele al tracciato del “maestro”, ella approda a una modalità di racconto in cui alla maggiore fragilità dell’intreccio si accompagna una più acuta analisi della psicologia dei personaggi femminili. Tuttavia, anche nel momento in cui, per ambientazioni e storie prescelte, la sua narrativa sembra allontanarsi dalla stella polare verghiana, il richiamo dei nuclei primari e delle immagini fondanti di quel mondo è pronto a riaffiorare. Di questo dialogo fatto di consensi e dissensi, all’insegna di una visione dell’esistenza come transito, dove il tempo segna parole e corpi di vinti “vecchi” e “nuovi”, danno prova i testi qui raccolti, comprendenti la novellistica “maggiore” della Messina, da Pettini-fini ed altre novelle fino all’ultima silloge Personcine , con un’appendice di racconti mai apparsi in volume.