Pubblicata, tra il 1909 e 1928, da editori come Sandron e Treves, recensita con attenzione da Giuseppe Antonio Borgese, Maria Messina è stata finora dimenticata anche nel fervente recupero della letteratura femminile e femminista che si è avuto in Italia negli ultimi anni: a parte i due racconti sull'emigrazione, presentati come questi tre da Leonardo Sciascia, nel volume Partono i bastimenti pubblicato lo scorso anno da Mondadori. «Una scolara del Verga» la definì Borgese sui due suoi primi libri, nel 1910. A più sicura ragione possiamo oggi definirla una scolara di Cechov: così come lo è la sua coetanea Katherine Mansfield. Non soltanto coetanea, ma intimamente vicina nel cogliere gli aspetti della realtà quasi impercettibili e però decisivi, le impressioni sfuggenti e però indelebili, i destini, come diceva Borgese, «cui manca perfin la forza di gemere». E insomma: una Mansfield siciliana.
Pubblicata, tra il 1909 e 1928, da editori come Sandron e Treves, recensita con attenzione da Giuseppe Antonio Borgese, Maria Messina è stata finora dimenticata anche nel fervente recupero della letteratura femminile e femminista che si è avuto in Italia negli ultimi anni: a parte i due racconti sull'emigrazione, presentati come questi tre da Leonardo Sciascia, nel volume Partono i bastimenti pubblicato lo scorso anno da Mondadori. «Una scolara del Verga» la definì Borgese sui due suoi primi libri, nel 1910. A più sicura ragione possiamo oggi definirla una scolara di Cechov: così come lo è la sua coetanea Katherine Mansfield. Non soltanto coetanea, ma intimamente vicina nel cogliere gli aspetti della realtà quasi impercettibili e però decisivi, le impressioni sfuggenti e però indelebili, i destini, come diceva Borgese, «cui manca perfin la forza di gemere». E insomma: una Mansfield siciliana.