Scritta in trincea durante la prima guerra mondiale, l’«Antigone» di Walter Hasenclever denuncia l’insensatezza di tutte le guerre ed è un grido pacifista nel mezzo dell’orrore. L’Antigone greca, che paga con la vita la sua ribellione alle leggi dello Stato in nome d’una legge divina non scritta ma inderogabile, diventa in questo dramma espressionista una profetica e rassegnata martire della violenza politica d’ogni genere. È la vittima non solo d’un sanguinario potere tirannico, ma anche d’un proletariato sbandato e assetato di vendetta. Questa tragedia giovanile esprime l’oscuro presagio d’una schiera di “demoni” che avrebbero saputo conquistare le masse e portare alla catastrofe il mondo già provato da una prima, terribile guerra. Quella di Hasenclever è dunque la prima «Antigone» politica del XX secolo, stranamente sfuggita alla censura: va accostata all’Antigone del romanzo «November 1918» di Alfred Döblin e alla più celebre «Antigone» di Bertolt Brecht . L’«Antigone» di Hasenclever da una parte e quella di Brecht dall’altra sono, infatti, erme poste a confine di due momenti decisivi nella storia della cultura tedesca e, pur in una visione pessimistica della storia, esprimono attraverso il riuso d’un mito antico la possibilità di ripartire dall’arte dopo esser giunti al punto zero della “civiltà” europea.
Scritta in trincea durante la prima guerra mondiale, l’«Antigone» di Walter Hasenclever denuncia l’insensatezza di tutte le guerre ed è un grido pacifista nel mezzo dell’orrore. L’Antigone greca, che paga con la vita la sua ribellione alle leggi dello Stato in nome d’una legge divina non scritta ma inderogabile, diventa in questo dramma espressionista una profetica e rassegnata martire della violenza politica d’ogni genere. È la vittima non solo d’un sanguinario potere tirannico, ma anche d’un proletariato sbandato e assetato di vendetta. Questa tragedia giovanile esprime l’oscuro presagio d’una schiera di “demoni” che avrebbero saputo conquistare le masse e portare alla catastrofe il mondo già provato da una prima, terribile guerra. Quella di Hasenclever è dunque la prima «Antigone» politica del XX secolo, stranamente sfuggita alla censura: va accostata all’Antigone del romanzo «November 1918» di Alfred Döblin e alla più celebre «Antigone» di Bertolt Brecht . L’«Antigone» di Hasenclever da una parte e quella di Brecht dall’altra sono, infatti, erme poste a confine di due momenti decisivi nella storia della cultura tedesca e, pur in una visione pessimistica della storia, esprimono attraverso il riuso d’un mito antico la possibilità di ripartire dall’arte dopo esser giunti al punto zero della “civiltà” europea.